di Valter Ribichesu

Io non cambio le mie abitudini a prescindere, o quanto meno, di certo non cambio quelle mie abitudini costruttive e positive che mi hanno permesso con tanta fatica di diventare la persona e il professionista che sono.

Io non stravolgo i miei obiettivi perché condizioni esogene hanno creato delle difficoltà impreviste sul mio percorso. Non cambio le mie abitudini perché so che questo momento così come è arrivato deve finire. Io, semmai, adeguo il mio comportamento alla condizione attuale; se per il bene comune non posso uscire di casa se non per importanti e giustificati motivi, allora resto a casa, ma non cambio le mie abitudini costruttive perché quando tutto questo sarà storia, saranno proprio loro che mi daranno la possibilità di recuperare il divario accumulatosi in questo periodo tra me e i miei obiettivi.
Cambio le mie modalità operative, ma non ci penso neppure a cambiare le mie abitudini, perché esse rappresentano ciò che sono, semmai, questo potrebbe essere un ottimo momento per sbarazzarmi di quelle negative, di quelle improduttive, di quelle depotenzianti. Non mi spaventa una sconfitta, mi spaventa non poter imparare dalla mia sconfitta.
Questo virus ha vinto la partita, ma non potrà sconfiggermi, perché da ogni sua mossa io imparo.
Ho imparato che gli “imprevisti” si chiamano così perché, guarda un po’, non sono prevedibili, altrimenti li avevano chiamati “previsti”! E mi ha fatto riflettere che non è nemmeno la prima volta che si presentano delle condizioni che sfuggono al mio controllo: le torri gemelle (2001), la crisi causata dalla Lehman Brothers (2008), la crisi dell’euro (2012), la brexit e tante altri “crisarelle” disseminate qua e la, da quelle mondiali a quelle “locali”, aggiungendoci anche tutte quelle a carattere personale.
Quindi, se non è la prima volta che succede, mi viene da pensare che non sarà nemmeno l’ultima volta che succede. Qualcuno è forse in grado di assicurare all’umanità che non arriverà mai un Covid-20? No, nessuno.
Allora, l’unica cosa che mi rimane da fare è domandarmi: cosa sto imparando da questa ennesima lezione?
Sto imparando che il mondo non è un posto certo, sicuro, prevedibile, statico e sempre uguale giorno dopo giorno. Inseguire una vita di certezze equivale a inseguire una chimera, un desiderio utopistico e quindi irrealizzabile. Molto meglio allora imparare a trasformare le incertezze tipiche del sistema in cui viviamo in certezze, partendo dall’unica condizione che posso veramente controllare e modificare: me stesso. Le cause degli imprevisti sono sempre esogene, ma la reazione ad essi e assolutamente endogena. Sia chiaro, il momento è doloroso per me come per tutti e penso che tutti avendone la possibilità, lo avrebbero evitato molto volentieri, ma visto che siamo in ballo, tanto vale ballare. Quindi questo è il momento perfetto per rivedere le proprie strategie e perfezionare ancora meglio la pianificazione dell’imprevisto.
Ma come si fa a pianificare una cosa che di per sé non è pianificabile?
Come disse lo scrittore romano Vegezio «Si vis pacem, para bellum», «se vuoi la pace, preparati alla guerra». Le mie certezze me le costruisco io, pianificando la mia azione quotidiana e proiettando in avanti nella linea del tempo gli effetti del mio comportamento. Se ciò che vedo nel futuro come conseguenza delle mie azioni non mi piace, imparo ad intervenire tempestivamente nel presente per modificare le condizioni non in linea con le mie aspettative.
Lavorare in sicurezza, vuol dire individuare quali sono le vere cause che oggi mi stanno generando disagio, ed elaborare una strategia per anticiparle ed evitare che mi creino problemi la dove si manifestasse un qualche imprevisto.
Qual è la cosa che oggi effettivamente ti procura il maggior disagio? Se, ad esempio, oggi il maggior disagio ti arriva dalla paura di poter contaminare te stesso e gli altri, segui le regole dettate, adegua il tuo comportamento e attendi che tutto passi.
Se sempre, per esempio, il tuo disagio maggiore deriva dalla perdita di denaro conseguente al blocco delle tue entrate legate al tuo lavoro (perché non hai entrate fisse), ci sono due notizie, come sempre, una buona e una meno buona. Quella meno buona è che se ti sei ritrovato all’improvviso in questa situazione, ormai non puoi fare altro che tirare la cinghia. Quella buona e che puoi imparare come non ritrovartici più in futuro, perché come dicevo, nessuno ha la certezza che una cosa così non possa più verificarsi. Pianifica, quindi, da qui in avanti la tua attività e la tua economia. Fatti un piano che sulla carta sia matematicamente inattaccabile, perché se un piano non funziona nemmeno sulla carta, è impossibile che funzioni nella vita reale. Impara a lavorare almeno al 10% sopra delle tue capacità e programma la tua vita almeno al 10% sotto le tue reali possibilità. Fai massa critica, diversifica i tuoi investimenti e metti al sicuro i tuoi risparmi, ma cosa più importante di tutte, pianifica, pianifica e pianifica ancora le tue attività e fai in modo che nulla al mondo possa mandare all’aria i tuoi piani.
Come diceva Darwin: «non è la specie più forte quella destinata a sopravvivere, ma quella che meglio si adatta ai cambiamenti».

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«Decisamente dalla parte degli agenti»

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