Di Orietta Pinton
«Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita». (Charles Franklin Kettering)

Il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione UE hanno di recente caldamente suggerito al governo italiano di giungere a urgenti e importanti riforme in tema di spesa pensionistica. Secondo quanto si legge, le previsioni sono drastiche e la spesa pensionistica in Italia è una bomba pronta a esplodere.

Il rapporto del gruppo di lavoro intergovernativo, noto con la sigla EPC-WGA, all’interno della Commissione europea, scrive nero su bianco che la spesa pensionistica – il picco di spesa per le pensioni degli italiani in rapporto al PIL che si avrà quando le generazioni dei quarantenni attuali uscirà dal mercato del lavoro – salirà nel 2040 al 18,50% anziché al 16.50% come dichiarato dalla nostra Ragioneria dello Stato, battendo così il record storico del 15,7% nel 2015. Questo perché, sempre secondo la Commissione UE, la nostra economia avrà una crescita in termini di PIL stimato pari a 0,70% in media nei prossimi anni, anziché al 1,2% stimato dalla Ragioneria dello Stato.
La lettura delle stime di crescita del nostro paese ci riporta immediatamente a come questi dati siano fondamentali per le future rendite pensionistiche dei lavoratori. Il PIL, infatti, incide sul sistema di calcolo delle pensioni – sistema contributivo introdotto dalla riforma pensionistica Dini nel 1995 e applicata dal 2012 definitivamente per tutti i lavoratori con la riforma Monti-Fornero. Esso rappresenta, infatti, il coefficiente di capitalizzazione dei contributi versati all’INPS, intervenendo sulla redditività degli stessi. Se il PIL cresce, maggiore sarà la percentuale di rivalutazione dei contributi versati ai fini pensionistici. Ma la forte contrazione della crescita italiana negli anni post-crisi, non ha affatto contribuito alla crescita dei montanti contributivi degli iscritti all’INPS.
Nel frattempo l’INPS ha ufficializzato l’aumento dei requisiti pensionistici per il biennio 2019-2020. Aumenta la speranza di vita e dal 2019 si va in pensione più tardi e cioè a 67 anni per uomini e donne. Per chi volesse accedere alla pensione anticipata (a prescindere dall’età anagrafica) sempre dal 2019 i requisiti contributivi passano dagli attuali 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi per le donne (dal 2021 i requisiti aumenteranno di ulteriori 3 mesi per uomini e donne).
L’innalzamento dell’età pensionabile, e quindi di un maggior numero di anni al lavoro, l’introduzione del sistema contributivo, la discontinuità nelle carriere dovuta alla crisi degli ultimi dieci anni e la crescita limitata del nostro Paese, non sono a favore della storia contributiva dei lavoratori. Ecco che oggi più che mai si rende indispensabile valutare seriamente la propria situazione previdenziale, al fine di calcolare il gap pensionistico e colmarlo tramite una attenta pianificazione previdenziale.
Il gap previdenziale non è altro che la differenza tra la prima rata di rendita pensionistica e l’ultimo stipendio del lavoratore: maggiore sarà il gap e tanto minore sarà il tenore di vita che si avrà da pensionati rispetto a quello tenuto durante la fase attiva lavorativa.
A venire in aiuto del gap previdenziale c’è il sistema di previdenza complementare, detto anche secondo pilastro. Nato nel 1996 in sordina, si sviluppa in maniera importante nell’ultimo decennio proprio con l’intento di creare una valida integrazione alla pensione erogata dall’INPS. Gli strumenti a disposizione sono i Fondi Pensione e i PIP (Piani Integrativi Pensionistici). L’intento del legislatore è sempre stato quello di fornire uno strumento che avesse il chiaro obiettivo di costruire, nel tempo, una rendita integrativa alla pensione, ma al tempo stesso uno strumento di investimento flessibile, adeguabile al contesto economico-finanziario, vantaggioso fiscalmente, tutelato costantemente da un organismo autorizzato. Ma vediamo nel dettaglio le principali caratteristiche di uno strumento di investimento della previdenza complementare-fondo pensione:
1) l’adesione è su base volontaria, mentre i contributi di primo pilastro sono obbligatori;
2) i versamenti effettuati sono fiscalmente deducibili (quota annua massima di euro 5.164,57), consentendo di abbattere la base imponibile ai fini Irpef;
3) la tassazione è vantaggiosa rispetto a un investimento finanziario in fondi SICAV;
4) totale libertà nella scelta delle modalità di investimento dei versamenti, in base alle proprie esigenze, alle proprie prospettive future, alla propria propensione al rischio;
5) tutela di controllo da parte di COVIP che è l’autorità amministrativa indipendente che ha il compito di vigilare sul buon funzionamento del sistema dei fondi pensione a tutela degli aderenti e dei loro risparmi destinati alla previdenza complementare;
6) possibilità di trasferire la posizione accumulata da una compagnia di assicurazione a un’altra, nell’ottica di razionalizzazione dei costi di gestione del fondo pensione;
7) possibilità di richiedere anticipazioni finalizzate a scopi specifici stabiliti dal legislatore.
Ma il prossimo futuro ci riserverà ulteriori novità in materia di strumenti indispensabili per arrotondare l’INPS: ne sono un esempio i PEPPS, i nuovi piani pensionistici paneuropei.
I PEPPS sono ancora allo studio di Europarlamento e Consiglio UE, sono pensati per rispondere principalmente alle esigenze di un lavoratore più mobile, che potrà portare con sé gli investimenti fatti nel Paese di origine; sono rivolti a lavoratori dipendenti o autonomi, ma anche agli studenti, che vorranno assicurarsi una pensione di scorta, caratterizzata da standard unificati e valida su tutto il territorio europeo.
Fare un’attenta pianificazione previdenziale oggi deve essere visto come un dovere verso noi stessi, soprattutto per le nuove generazioni, per dare più tutela e serenità al nostro futuro in pensione.

AAAgents

«Decisamente dalla parte degli agenti»

3 thoughts to “Pianificare la pensione: spunti per un futuro sereno

  • Giuseppe

    Articolo utilissimo in tema pensioni!

  • Rossetto Federico

    Attualmente l’età pensionabile degli Italiani è la più alta d’Europa. Non so quali altri sacrifici l’EU pensa che debbano essere imposti a tutti noi.
    L’innalzamento dei requisiti pensionistici non sono una novità, erano già previsti da anni ed erano stati introdotti dalla Fornero.
    Gli Agenti di Commercio hanno già la fortuna di poter contare su una pensione Integrativa l’Enasarco. Difficile , in questa situazione economica, per loro trovare altre risorse per una ulteriore forma di pensione.
    Sarebbe interessante conoscere il parere anche degli altri colleghi.

  • Fabio

    Federico rossetto..parole saggie….anche se dell enasarco non mi fido

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